Caso 1

Il paziente presenta una diffusa area di rarefazione ossea che rende il dente interessato ormai condannato all’estrazione, la vastità dell’area riassorbita rende impossibile il posizionamento di un impianto contestualmente all’evento estrattivo.
Si richiede quindi un processo di rigenerazione ossea che nell’arco di circa sei mesi ci restituisce un tessuto sano, in grado di accogliere l’impianto e che soprattutto non ha subito alcuna recessione o riassorbimento.

Caso 2

In questo caso il paziente doveva posizionare due impianti nella zona molare superiore di sinistra, ma l’espansione del seno mascellare corrispondente, dovuta probabilmente alla precoce perdita degli elementi dentali presenti in quella zona, ne impediva la possibilità.
E’ stato quindi necessario effettuare un intervento di grande rialzo di seno che ci desse la possibilità di posizionare i nostri due impianti.

Caso 3

In questo caso l’estrazione del secondo premolare inferiore di sinistra aveva lasciato un alveolo troppo grande ed il cui apice era troppo vicino al nervo mandibolare, per poter effettuare un post-estrattivo.
Per cui si è deciso di far guarire l’alveolo aiutandosi con del materiale rigenerativo onde evitare un pericoloso riassorbimento vestibolare del sito estrattivo. Come si vede il successo è stato totale essendo riusciti a rimodellare perfettamente il profilo osseo.
A questo punto possiamo tranquillamente procedere alla chirurgia implantare.

Caso 4

Questi sono i casi più avvincenti che ci possono capitare, il paziente deve sottoporsi ad un doppio grande rialzo di seno per poter inserire una protesi totale fissa su impianti.
Come si vede dalla TAC di controllo la quantità di osso rigenerato all’interno dei seni mascellari sarà più che sufficiente per accogliere il congruo numero di impianti necessari.