L’implantologia odontoiatrica è una scienza relativamente nuova che ha visto la sua primordiale nascita oltre sessant’anni addietro con l’inserimento dei primi rudimentali manufatti all’interno dell’osso umano, ma è solo negli ultimi venti anni che abbiamo assistito ad una vera e propria rivoluzione nelle tecniche chirurgiche e nell’assemblamento dei materiali, tale rivoluzione ha portato l’implantologia a quello che è oggi, cioè una scienza moderna, predicibile, sicura e risolutiva.
L’impianto dentale consiste in una vite di Titanio che viene inserita tramite un apposito strumento chiamato manipolo all’interno dell’osso mandibolare o mascellare, la vite in Titanio entrando nell’osso determina una miscrofratturazione dell’osso stesso, il nostro organismo a questo punto inizia a dar luogo a tutti quei processi biologici di riparazione di tale trauma il cui risultato finale è la guarigione del tessuto osseo intorno alle spire della vite, questo meraviglioso processo di guarigione si chiama osteointegrazione ed il risultato finale è che la vite apparirà tecnicamente fusa con l’osso che la circonda.
Il processo di osteointegrazione dura circa tre mesi, al termine dei quali è possibile prendere l’impronta della testa dell’impianto e costruire il manufatto protesico, che a questo punto avrà una stabilità anche superiore a quella dei nostri denti naturali in quanto non è presente il legamento alveolo dentale, una sorta di collante che tiene unita la radice del dente all’alveolo che lo ospita.
L’impianto dentale cosi ottenuto è una protesi teoricamente eterna, anche se con il tempo dovesse rovinarsi la capsula costruita per la riabilitazione protesica, questa può essere sostituita in qualunque momento riutilizzando la vite impiantata nell’osso.
L’implantologia non è però la soluzione eterna anche per il paziente indisciplinato, in quanto gli impianti, come i denti naturali, sono attaccati dagli stessi batteri che causano infezioni e riassorbimenti ossei, e che a lungo andare ne determinano la caduta. Il paziente implantare deve perciò comprendere bene che la durata del lavoro per cui ha pagato, sia in termini economici che fisici che a volta psicologici, dipende esclusivamente da quanto egli manterrà pulito il manufatto che gli è stato consegnato e da quanto sarà costante nel tornare dal proprio dentista per sottoporsi ai normali controlli di igiene.
Il rigetto della vite è un concetto che non esiste. Il Titanio è un materiale biocompatibile al 100% non ha mai dato né darà mai luogo a fenomeni di rigetto, è lo stesso materiale che viene usato per le protesi d’anca o di ginocchio, quello che invece esiste e che il bravo professionista deve cercare di far tendere allo zero è il fenomeno del fallimento. Il fallimento è quella eventualità per cui non avviene il processo di osteointegrazione. Tra la superficie dell’impianto ed il tessuto osseo si forma un tessuto molle di infiammazione che impedisce all’osso di inglobare l’impianto. Questo fenomeno avviene generalmente nelle prime settimane successive all’intervento chirurgico e ne determina il fallimento inappellabile e quindi la necessità di dover estrarre la vite precedentemente posizionata. Il principale e probabilmente unico motivo per il quale avviene un fallimento è il movimento. Il movimento della vite all’interno del sito nel quale è stata inserita. Quando il dentista inserisce la vite all’interno dell’osso essa deve risultare perfettamente stabile, come quando avvitiamo una vite nel muro, ad un certo punto la nostra forza non è più in grado di avvitare, se questo avviene abbiamo una ottima stabilità primaria che ci fa ben sperare per la riuscita del nostro lavoro. Ma se questo non avviene e la vite risulta spanata all’interno dell’osso allora la nostra stabilità primaria risulterà debole ed il rischio del fallimento sarà più alto. Il movimento della vite all’interno del suo sito di inserimento fa si che l’osso non riesce a guarire, è come se dopo esserci rotti un braccio non lo ingessassimo, il gesso che ci mettono serve a mantenere ferme ed in contatto tra loro le due superfici ossee fratturate ed è proprio questo contatto che permette la formazione di un callo osseo e la guarigione della frattura.
Il bravo implantologo è colui che riesce a prevedere, con l’aiuto degli esami strumentali che oggi abbiamo a disposizione, tutte le possibili varianti rispetto ad un determinato intervento e a trovare le giuste soluzioni che permettano di avere con ragionevole probabilità un successo terapeutico.